Poniamo poca attenzione alle piccole cose! All’opposto diamo troppo valore al grande! Cerchiamo un grande cambiamento, una grande avventura, una grande opportunità, una grande carriera. Ricordiamoci: il grande ha radici nel piccolo! Lo straordinario nasce dall’ordinario! E ogni trasformazione nasce dalla consapevolezza.

Certo ai nostri occhi può essere davvero insignificante una piccola goccia d’acqua. Però, quando quella goccia è costante può scavare la roccia! E quella piccola goccia ha in sé il potenziale per divenire tanto un freno…quanto un acceleratore, tanto catene…quanto ali.

Un grande contenitore può essere riempito da tante, piccole gocce che cadono lentamente e quasi impercettibile. Ma ne basta però sola una per farlo traboccare.
Quante volte certe situazioni irrompono nella nostra vita andando ben oltre quella diga che avevamo costruito con abitudinarietà e nella quale avevamo posto
la nostra sicurezza? Eppure goccia su goccia, pensiero su pensiero, azione su azione, quella diga alla fine non ha più retto. Quel piccolo modo di pensare o di fare è diventato sempre meno riconoscibile, quasi invisibile, rafforzato (riempito) dal costante logorio dell’abitudine.
La consapevolezza viene risvegliata dall’attenzione. Un’attenzione costante ai nostri pensieri, alle parole, alle azioni, soprattutto a ciò che facciamo ripetutamente ogni giorno, in ogni momento seguendo un consolidato meccanismo abitudinario.
Una costante attenzione a ciò che ci rafforza e a ciò che all’opposto ci indebolisce, perché l’unità di misura è posta dentro di noi, nel nostro sentire, nell’essere.
E cambia da individuo a individuo, costantemente. Tu puoi dare l’acqua di fonte ad un alcolizzato e la sputerà. Tu puoi dare il miglior vino ad un astemio e lo sputerà. Ognuno deve confrontarsi con il proprio “sentire interiore”, così da scegliere coerentemente con la propria natura.
Ma per rafforzare il nostro sentire, per attivarlo, per farlo crescere, dobbiamo uscire dalla meccanica ripetizione, recuperando il vero valore dell’attenzione che è presenza e consapevolezza.
Solo in questo modo capiremo che prigione e prigioniero erano la stessa cosa!
Il prigioniero allora si risveglia, riconosce di essere esso stesso la sua prigione e all’improvviso, quella prigione, scompare.
Jhonny

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